Paggi, dame di corte, inservienti e garzoni occupati nei più disparati compiti si muovevano in un ritmo forsennato per i corridoi del Palazzo.
Fiori nelle chiare tinte del bianco erano stati portati in delicate composizioni ad ornare la sala, panchetti anch'essi ornati in organza blu intrecciata da fili d'oro si aprivano in due piccolissime navate poste dalla metà di quella centrale, più grande, verso il posto d'onore riservato alla Baronessa.
La sala delle udienze di Palazzo Costanza si presentava semplice ma elegante, non per ori o argenti lasciati ad altre sale di mondanità, ma per la sobrietà dell'ambiente, per i delicati e leggeri intarsi delle capriate e per i particolari tendaggi blu in contrasto con il marmo biachissimo di tutta la struttura e le vetrate in morbidi decori color avorio.
Alle spalle del posto d'onore campeggiava in campo blu, riprendendo i motivi dell'intero arredo, il blasone della Padrona del Palazzo, e sopra di esso a simbolo di elevazione maggiore e rispetto, la croce aristotelica.
Per poter raggiungere la Baronessa bisognava percorre 33 passi come da etichetta, in omaggio all'Altissimo, ed in quel lasso di tempo, si aveva il modo di essere adegutamente impressionati dalla sala, raccolta ma fiera nella sua mansione.
Le torce sistemate a regola d'arte fornivano un gioco di luci, dalle pareti ai gioielli di ogni uomo e donna presente, mostrando di riflesso tutta l'eleganza delle dame e la compostezza dei messeri.
Dalle postazioni, al lato destro della Baronessa le dame del suo seguito a cui faceva capo Taria aprivano il primo ramo, al lato sinistro invece Gianpaolo Maresca in qualità di Consigliere apriva il secondo, entrambi si andavano a chiudere con i paggetti al portone d'entrata.
Lì un banditore avrebbe annunciato chiunque avesse voluto presentarsi e chiedere udienza.